Salone Ablondi, Domenica 25 marzo 2018
Domenica 25 marzo 2018 in occasione della celebrazione delle Palme, la Comunità Pastorale "I Tre Arcangeli" è stata lieta di accogliere l’attore Angelo Franchini con il suo ultimo spettacolo “La Congiura”.
La rappresentazione teatrale, fornendo interessanti spunti di riflessione, ha segnato l’inizio del cammino di preparazione alla settimana santa per vivere la Quaresima in modo autentico e profondo.
La caratteristica principale dell’arte di Angelo consiste nel fatto che i suoi spettacoli vanno oltre il teatro: sono dei veri e propri incontri durante i quali si mette a disposizione del pubblico, condividendo anche il momento della cena, prima di rimettersi in viaggio verso Bergamo.
Il gruppo dei “Giovani Arcangeli” (dai 16 anni in su) al termine della cena condivisa si è riunito insieme ad Angelo per fargli un’intervista e conoscerlo meglio.
1) Com’è nata l’idea di organizzare spettacoli teatrali ispirati al Vangelo?
L’ispirazione è nata quando ero un ragazzo come voi – ci dice Angelo – e facevo parte della compagnia teatrale dell’oratorio della mia parrocchia che organizzava spettacoli teatrali, in particolar modo sulla Passione di Gesù.
Per una ventina d’anni il teatro è stato un hobby che coltivavo insieme alla mia professione di geometra. Poi ho deciso di intraprendere questa strada in modo professionale .
2) Quanto tempo impiega per realizzare uno spettacolo?
Considerando che organizzo interamente da solo i miei spettacoli – scrivo i testi, realizzo le scenografie, registro le musiche con i volumi alti e bassi in modo che appena inizio e faccio partire la registrazione audio, devo concentrarmi sulla recitazione per rispettare i tempi - in genere mi occorrono tre anni per preparare uno spettacolo.
3) Perché ha scelto di recitare da solo e non con una compagnia?
La scelta di recitare da solo in realtà è venuta fuori da sé: all’inizio facevo parte di una compagnia teatrale, ma poi gli impegni e le responsabilità della vita hanno fatto sì che diversi componenti abbandonassero l’impegno e con il tempo la compagnia si è sciolta.
Da quel momento ho iniziato ad organizzare i miei spettacoli da solo, anche perché forse ero più propenso a lavorare in modo autonomo che non in gruppo. Sapete ragazzi se uno non ha dentro di sé quella capacità di relazione con gli altri fa fatica a creare e mantenere un gruppo, per questo motivo sono diventato una specie di eremita, almeno posso arrabbiarmi solo con me stesso se sbaglio qualcosa.
4) Da quanti anni mette in atto i suoi spettacoli?
Come vi dicevo prima, ho iniziato a recitare sotto la guida del mio parroco quando avevo più o meno la vostra età, quindi saranno circa una quarantina di anni. A livello professionistico faccio questo mestiere da circa vent’anni.
5) Tra i personaggi da lei interpretati, quale rispecchia maggiormente la sua vita?
In realtà non c’è un personaggio in particolare che rispecchia la mia vita. Tutto ciò che mi circonda, le situazioni, i fatti che avvengono nella vita quotidiana diventano le mie ispirazioni che cerco di trasformare in momenti di riflessione.
6) Le sue rappresentazioni seguono un filo conduttore oppure sono a sé stanti?
Adesso che mi ci fate riflettere, forse, il filo conduttore che lega tutti i miei spettacoli è la Passione di Cristo, perché è il momento della vita di Gesù che mi trasmette più emozioni. C’è da dire, comunque, che il Vangelo stesso offre tutti gli spunti per mettere in scena storie nuove.
7) I quadri rappresentati sui pannelli in che modo erano collegati ai dialoghi dei personaggi?
L’idea era quella di rappresentare un cimitero e all’inizio avevo pensato di mettere in scena delle tombe, però temevo che potessero intimorire il pubblico. Così ho scelto dei quadri di arte contemporanea che potevano avere dei riferimenti con gli argomenti esposti da Lazzaro e Nicodemo.
I quattro quadri di De Chirico fanno da sfondo alle parole di Lazzaro, uno per ogni giorno passato da morto e rappresentano dei paesaggi indefiniti. Con essi volevo che anche il pubblico si sentisse un po’ Nicodemo, ufficialmente vivo ma morto, perso nella follia di una vita inconsapevole.
Il quadro di Munch, collegato al primo intervento di Nicodemo, rappresenta una folla di spiriti che ha sopportato tutti i capricci di chi è al governo.
Quello di Van Gogh ,per il secondo intervento di Nicodemo, l’ho scelto per rappresentare la rinascita attraverso la luce delle stelle, quella corrente ascensionale che cerca per salire in alto e nascere di nuovo.
Il terzo intervento è accompagnato da Guernica di Picasso mentre parla del genocidio e della strage degli innocenti.
Le ultime parole di Nicodemo sono accompagnate da un quadro di Bosch in cui vengono rappresentati dei volti deformi durante la crocifissione di Gesù.
8) La musica che ruolo gioca all’interno dei suoi spettacoli?
La musica per me è un aspetto fondamentale, perché permette di enfatizzare lo spettacolo e creare emozioni nello spettatore. Credo che il mio legame con la musica sia più vicino al cinema, piuttosto che al teatro classico. Non riesco ad immaginare uno spettacolo senza musica; se fosse per me la terrei accesa dall’inizio alla fine, ma mi rendo conto che non è possibile.
9) Dove rappresenta i suoi spettacoli?
Prediligo di più i teatri delle parrocchie rispetto ai teatri classici, perché i miei spettacoli non seguono le mode, ma mettono in scena argomenti ispirati al Vangelo che vengono apprezzati maggiormente in contesti parrocchiali.
10) Come ha conosciuto Don Raffaello Schiavone?
Com’è mia abitudine invio delle mail ai parroci delle parrocchie per pubblicizzare i miei spettacoli e Don Raffaello è stato uno di quelli che mi ha risposto. Adesso ne è nata un’amicizia ed è già il terzo anno che torno nella sua Comunità per portare in scena la mia arte.
I Giovani Arcangeli - Francesca, Dario, Chiara, Elisa R., Giacomo, Filippo, Elisa O. , Saverio, Giada, Fato, Anto.