Nella notte epocale,
annunziata da tuoni potenti
e folgori acerbe, avanza enorme
nuvola nera come pece, pregna
d’acque impazienti.
Il cielo squarciato versa il suo
carico con bieco furore sulla
terra inaridita e sorpresa, sui
sogni spezzati della natura
dormiente.
Ombre impazzite fuggono
ingoiate dal tetro buio della
tragica notte.
[
Acque gialle, nutrite da fango
di colline stressate, corrono
verso il cupo e procelloso mare,
cercando invano l’antico corso
dalla natura assegnato.
Fiume prigioniero da grigio
cemento ingabbiato evade e
semina morte:
esito d’umana profetica impotenza!
Urla, suono di sirene, gemiti
e dolenti grida.
Alle prime luci dell’alba, l’aspro
compito della penosa conta:
lacrime amare, lutti, rovine
e desolato proscenio.
Dura pena per beni perduti,
atroce per irrevocabili affetti sepolti.
Possa il tempo pietoso lenire
il dolore nella fertile luce
dell’amore fraterno.
Franco Piombanti, una settimana dopo i tragici eventi, il 15 settembre 2017